Ogni specie di albero è diversa dalle altre ed ognuna ha i suoi “poteri”, cioè fornire diversi benefici naturali per l’ambiente, gli animali e le persone. Ad esempio alcune specie sono più resistenti all’inquinamento e resistono quando vengono piantate in piccole aiuole nei marciapiedi, mentre altre promuovono la biodiversità fornendo cibo e riparo ad uccelli, piccoli animali ed insetti. Altre ancora invece sono ottime per catturare gli inquinanti ma non forniscono molta ombra o hanno un minor valore paesaggistico. Però è grazie a queste differenze che diverse specie possono avere diversi usi in contesti urbani.
Un maggiore numero di alberi significa quindi città più verdi e la corretta cura è importante per massimizzare tutti i benefici che ci regalano quotidianamente. Gli alberi sono infatti un patrimonio importante per la città ed i suoi abitanti, e necessitano quindi di essere adeguatamente curati.
Il particolato (in inglese Particulate Matter, PM) indica un insieme di sostanze solide o liquide sospese in atmosfera che possono essere dannose per la nostra salute quando sono molto concentrate e quando sono molto piccole. Possono essere sia di originale naturale, come i pollini, oppure derivanti dalle attività umane, come ad esempio i gas di scarico dei motori di auto, aerei e attività industriali, riscaldamento e molto altro.
Il PM è una forma di inquinamento dell’aria molto pericolosa, sia a causa della sua capacità di penetrare in profondità nei polmoni, nel sangue e nel cervello, sia per la sua capacità di unirsi ad altre molecole inquinanti e trasportarle nel nostro corpo. Quando infatti le particelle sono molto piccole (< 10 millesimi di millimetro), possono causare danni seri all’apparato respiratorio e circolatorio. Gli alberi funzionano da purificatori naturali, rimuovono questi inquinanti dall’aria catturando le particelle che rimangono incollate sulla superficie delle foglie, imbrigliate tra cere e micropeli, evitando di essere respirate dalle persone.
L’anidride carbonica (CO₂) è un gas naturale prodotto da fonti naturali, come i vulcani e tutti gli animali che respirano, sia in mare che sulla terra, come gli esseri umani. L’anidride è inoltre prodotta dalla decomposizione degli organismi e dalla fermentazione.
Tuttavia, la CO₂ è anche il prodotto della combustione del legno e dei combustibili fossili, come il carbone, il petrolio e il gas naturale. In natura la quantità di anidride carbonica varia in equilibrio con la fotosintesi delle piante, ma all’aumentare dell’anidride carbonica nell’atmosfera corrisponde un l’aumento della temperatura globale, anche chiamato riscaldamento globale. La concentrazione di CO₂ nell’atmosfera dal 1800 al 2020 è aumentata di circa il 50%, dall’inizio dell’età industriale.
Le piante aiutano a ridurre la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, assorbendo CO₂ e trasformandola in nutrimento per la crescita. La CO₂ viene inoltre “convertita” in biomassa oppure immagazzinata nel suolo (carbon sink): rimuoverla dall’atmosfera significa contribuire a ridurre il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici. Tuttavia, non tutta la CO₂ assorbita dalle piante viene immagazzinata nella pianta e rimossa dall’atmosfera: frutti, fiori, foglie e rami caduti vengono decomposti o digeriti da altri organismi viventi e la CO₂ prodotta da questi processi ritorna nell’atmosfera.
Gli alberi e la vegetazione si comportano come veri e propri “condizionatori naturali”.
Le loro chiome riducono l’effetto “isola di calore”, che nelle aree urbane, mineralizzate e pavimentate provoca un aumento delle temperature anche di 4- 5° in più rispetto alle zone periferiche o alle campagne.
Ombra, ma non solo: le foglie assorbono una notevole quantità di calore dall’atmosfera e utilizzano questa energia per trasformare l’acqua in vapore, che viene poi disperso dalle foglie stesse con l’evapotraspirazione.
Il risultato è una riduzione delle temperature fino a 2,5 °C negli edifici circondati da alberi ed una riduzione massima di 0,9/1,5 °C lungo viali alberati. Questo significa che in edifici con alberi intorno il consumo di energia elettrica per raffrescare gli ambienti può essere diminuito fino al 30-50% durante l’estate e fino al 20-50% per il riscaldamento d’inverno.